DAL CANESTRO DI CARAVAGGIO

LA NATURA MORTA IN QUATTRO NOTIZIE

Nel bel mezzo di grandi crocifissioni e temi religiosi, tele con battaglie di vario genere e un’infinità di ritratti con nobili, Re e cavalieri, il nostro Caravaggio un bel giorno dipinge un cesto di frutta!

Siamo alla fine del ‘500. Un cesto meraviglioso su una mensola , in un ambiente anonimo senza altro intorno. Non so allora cosa pensarono i faccendieri d’Arte, ma quello non era solo un cesto, era una rottura delle convenzioni artistiche di quel tempo,uno sconquasso, una genialità artistica! Forse quella tela fantastica passò come un “passatempo” pittorico, sta difatto che il cesto di Caravaggio oggi è tra le 10 nature morte più famose al mondo. Ma per cogliere la sua innovazione occorre andare col pensiero in quegli anni tra il 1597 e il 1600 quando fu dipinto, nessuno allora dipingeva dei banali oggetti di tutti giorni, la pittura, arte nobile doveva raffigurare grandi temi storici o religiosi con personaggi e figure in movimento quasi fotografico, un cesto di frutta era esattamente il contrario, un oggetto qualunque, inanimato senza nessuna storia da rappresentare, rappresentava se stesso, ma oggi quell’opera la interpretiamo innovativa, perchè introduceva un nuovo argomento che si potrebbe definire dirompente per l’Arte.

Quel cesto però non era ancora chiamato “Natura Morta”, termine che viene utilizzato intorno l’anno 1750. Fino a quel momento questi quadri li descrivevano in“Nature Silenziose”, perchè fatte di oggetti immobili e silenti. Nell’800 oramai il tema è affrontato da centinaia di artisti, nel dipingere nature morte c’è una maggiore attenzione al realismo e alla rappresentazione di oggetti quotidiani, emergono fra i grandi maestri Édouard Manet, Van Gogh con i suoi girasoli e per Cèzanne il genere diventa una produzione continua quasi maniacale, poi nel ‘900 artisti come Picasso, Braque, e in Italia Giorgio Morandi contribuiscono a rinnovare il genere, aprendo la strada a una maggiore libertà espressiva e concettuale.

Le mie “nature” non sono e non vogliono essere silenti. Siamo circondati da scritte, manifesti, insegne, entriamo in casa e c’è una radio che parla, una tv che da notizie, percui da sempre più che nature morte amo definirle “ Paesaggi domestici”, perchè per quanto piene di oggetti le mie nature non si possono definire inanimate o silenziose, ma assorbono l’ambiente, gli oggetti che ci circondano e cercano di raccontare storie, momenti di vita, di quella che stiamo vivendo oggi.