Dal 15 al 28 Ottobre espone Laura Puccetti.

"DELLE COSE MUTE"

È da sempre un immagine rivoluzionaria, per me, quella di un una donna o di un uomo
che si mette a dipingere.
C’è in questo atto un che di assoluto e di inessenziale.
Molto spesso mi chiedo il perché di tutto questo.
La risposta oscilla di nuovo tra necessità e arbitrio.
Che hanno visto gli occhi di Laura?
Ce lo dicono i suoi dipinti, che delle cose mute parlano.
Ma gli occhi di Laura hanno visto molto di più di quello che dipinge.
La sua sensibilità è spugnosa come i boschi sulle colline dalle nostre parti, ma è anche selettiva e tagliente come un bisturi culturalmente affilato.
Dentro questo “anello naturale” troviamo Laura che come un ambulante si muove tra
prossimità e distanza, ogni volta che decide di compiere un atto estetico, di dipingere!
Laura Puccetti lo fa per vedere di più e cancellare quelle apparenze che stanno lì per
tutti ad aspettare di essere scelte o eliminate. Si tratta di qualità del vedere per chi
come lei lavora con lo sguardo che, al bivio in prossimità delle sorgenti dell’immagine,
sceglie quelle che dimorano nel silenzio.
Nature mai morte quelle di Laura Puccetti nell’universo della pittura, quasi nature site-specific nel ciclo del vivere e del perire. Perché l’atto del dipingere per lei è un
necessario esilio desiderante, affinché la malinconia del suo sguardo restituisca alle cose la loro bellezza, senza sciuparla con la debolezza della tristezza.
Così per Laura.
Sauro Cardinali

Dal diario di Hetty Hillesum ( 1941-1943 )

“Nella generale rovina delle cose, in tutta la mia stanchezza, sofferenza, e così via, rimane pur sempre la mia gioia, la gioia dell’artista nell’osservare le cose, e nel trasformarle nel suo spirito in un’ immagine sua”